Ferrari, LaFerrari Aperta stupisce il mondo1>
Una scoperta da quasi 1.000 CV, con un’elettronica da Formula 1
Raccontare una meraviglia tecnologica come questa è sempre difficile. Da dove partire? Dal motore V12, “cuore” di ogni supercar? Oppure dall’elettronica, visto che qui sopra il livello non è molto distante da quello della Formula 1? Senza contare che si potrebbe pure partire dalla linea, dalla carrozzeria disegnata in galleria del vento, eppure capace anche di appagare l’occhio. Insomma, il modello che celebra i 70 anni della Ferrari è un concentrato sì di hi-tech, ma anche di emozioni, persino per chi le automobili le considera solo dei mezzi di trasporto. Questa no, LaFerrari Aperta colpirebbe chiunque, siamo pronti a giurarci.
Come avrete intuito, alla fine abbiamo scelto di partire dal motore, perché di V12 aspirati, purtroppo, ce ne sono sempre meno e quindi non potevano non rendergli questo (pur piccolo) tributo). Anche perché comunque si tratta del motore aspirato più potente mai utilizzato su una Ferrari stradale: 800 CV. Quello che più ci “commuove”, però, è il regime di rotazione a cui vengono erogati: 9.250 giri; immaginate cosa può scatenarsi quando 12 pistoni per accordati si muovono a quelle velocità. Come se non bastasse, il motore termico è supportato (come su LaFerrari chiusa) da uno elettrico da 163 CV posizionato dietro al cambio: insieme, i due motori danno vita al sistema motopropulsore Hy-Kers, che fornisce una coppia spaventosa (900 Nm) fin dai regimi più bassi. Quanto alle batterie, le 120 celle divise in 8 moduli vengono ricaricate in due modi: in frenata e quando il motore termico produce un eccesso di coppia (per esempio in curva). Il tutto, è gestito da un’elettronica raffinatissima, che si occupa anche di tenere sotto controllo la dinamica del veicolo, dando una mano al guidatore per ottenere la massima prestazione sul giro secco, per farlo divertire ma senza rischiare troppo e, se proprio vuole, lasciandogli tutto sotto la sua responsabilità.
Togliere il tetto a un’auto non è cosa semplicissima: richiede una lunga serie di adattamenti aerodinamici e di telaio, a maggior ragione quando la macchina è sofisticata come nel caso di una hypercar. Sulla LaFerrari la scocca è stata irrigidita sensibilmente nella parte inferiore, sono state modificati gli angoli di apertura delle portiere (che rimangono “a farfalla”) e - dicono in Ferrari - i valori di rigidità torsionale sono gli stessi della versione chiusa. Il tutto, a fronte di un “irrisorio aggravio di peso”, affermano sempre in Ferrari; quanti kg, ovviamente, non lo sapremo mai. Quanto all’aerodinamica, è diversa l’angolazione dei radiatori anteriori, in modo che l’aria calda segua un percorso diverso (va verso il fondo della vettura, per non inficiare il comfort a tetto aperto), sono stati inseriti dei piccoli flap ad “L” sugli angoli superiori del parabrezza, è stato progettato un wind-stop e una serie di altre modifiche che ottimizzano il pacchetto aerodinamico.
In 7,1 secondi, partendo da fermo, la LaFerrari Aperta viaggia già a 200 km/h, dopo aver toccato i 100 km/h in meno di 3. Se si insiste sul gas, la sua “folle” corsa si ferma a 350 km/h. Si capisce perché, dal punto di vista stilistico, i designer abbiano privilegiato la funzione aerodinamica di ogni superficie e ogni dettaglio e, quando si sono lasciati andare a un richiamo alla storia (i parafanghi molto scolpiti), lo abbiano ispirandosi a un mostro sacro come la 330 P4 di fine anni Sessanta.
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